Che il cosiddetto spirito del tempo influenzi ed orienti la costruzione del prodotto pubblicitario delle aziende è innegabile. Ieri come oggi. Tanto che basta dare uno sguardo alla raccolte di pubblicità degli anni ’50 che ho raccolto in questo articolo.
Molte di esse oggi non sarebbero minimamente ammissibili e se pubblicate scatenerebbero un vero proprio “scandalo”, degno forse dei migliori giornali di gossip. I contenuti veicolati sono “politicamente scorretti” , contengono riferimenti chiaramente razzisti e spudoratamente sessisti, nonché ammantati di un esplicito e dichiarato maschilismo con un marcato ammiccamento agli stereotipi di varie tipologie.
Eppure non è passato molto tempo dagli anni ’50 e il fatto che tali pubblicità fossero parte di un “discorso globale” fa riflettere, ancora oggi, sulla potenza dei media, capaci di dirci cosa sia bene o cosa sia male ribaltando le prospettive in un così breve lasso di tempo storico, posizioni che un tempo erano considerate “ufficiali”.
Oggi possiamo pensarci moralisti e politicamente corretti, ma è davvero così cambiato il mondo da quello che è descritto in queste pubblicità degli anni ’50?
1. Gli uomini si chiedono “é carina?” e non “é intelligente?”
Uno stereotipo di genere per promuovere una saponetta, dunque, ad una prima interpretazione sembra che sia più importante essere “pulite” e di bell’aspetto, tanto agli uomini non interesserebbe minimamente il grado di intelligenza della donna in questione.
Ad attrarre un uomo è soltanto l’estetica. La pubblicità di oggi potrebbe lanciare un messaggio simile? Sarebbe quantomeno improbabile che possa attrarre un pubblico femminile.
2. Un sapone “sbiancante”.
“Perchè la tua mamma non ti lava con il sapone…?” Così domanda un bambino bianco e ben vestito ad un bambino di colore, che a bene vedere, non ha nemmeno le scarpe. Qui evidente è l’accoppiata bianco/pulito e nero/sporco su un quadrante dei valori che gioca pericolosamente su una dicotomia che oggi farebbe rabbrividire un qualsiasi commissario Onu. Una pubblicità che, se riproposta oggi, si farebbe tranquillamente beffe dei diritti umani.
3. Cravatte per tutti, o quasi.
Anche qui la pubblicità fa leva sulla differenza di colore e di cultura. Quattro di cinque uomini vogliono Oxfords, recita la claim e chi non desidera questo prodotto, (come espressamente suggerito dalla rappresentazione dell’uomo con l’osso in testa) probabilmente non comprende lo stile dell’azienda. Questo il messaggio che lascia intendere la rappresentazione grafica e testuale, ovviamente ne derivano tutta una serie di considerazioni che esulano dal prodotto in se, bensì si rivolgono ad un sistema di valori e credenze insite in una cultura in un dato momento storico.
4.E per Natale? Regala una bella stecca di sigarette!
Il testimonial di tale pubblicità è niente meno che Babbo Natale, che augura felici feste a tutti i fumatori! Così l’azienda cerca di sponsorizzare la vendita di sigarette. Oggi, nella cosidetta società della salute, sono molte le informazioni che abbiamo sui danni derivanti dal fumo, anche se a pensarci bene la nascita di negozi di Cannabis e la pubblicità che ne deriva non si allontana molto da questa immagine…
5.Il maiale è un proprio un salame!
Questo maiale è così contento di diventare un salame che si fa a fette da solo! Per evidenziare la genuinità del prodotto si mostra questa vignetta in cui appare scritto: “noi mangiamo con piacere e senza fatica” tanto ci pensa il maiale ad affettarsi per i suoi degustatori. Riproposta oggi scatenerebbe le ire degli animalisti, come minimo!
6. Donando al fondo patriottico canadese il tuo cuore cambierà colore.
Terminiamo la breve carrellata di immagini pubblicitarie degli anni ’50 con la pubblicità del fondo patriottico canadese, dove l’indiano recita: “La mia faccia è scura ma il mio cuore è bianco. Perché anche io dono al fondo patriottico canadese.”
Cosa ne pensi di queste pubblicità? A me hanno fatto riflettere su molti argomenti…Lascia il tuo commento!
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