L’insegnamento dell’italiano come lingua seconda, straniera o anche come lingua madre è un compito sempre complesso e sfidante per l’insegnante che si trova ad affrontare un corso o anche ogni singola lezione finalizzata all’apprendimento di una lingua, potendosi avvalere, di volta in volta e a seconda dello specifico caso, di molteplici metodi didattici. In questo articolo mi soffermerò su una metodologia di gruppo, l’apprendimento cooperativo, delineandone in breve le principali caratteristiche, i possibili vantaggi e il ruolo del docente.
Etimologia della parola didattica
Didattica è quella parte della scienza pedagogica che studia i metodi dell’insegnamento. Deriva dal greco antico didaktikos significante “atto a istruire”, che deriva da did(askein) cioè “insegnare”.
La stessa parola “didattica” è definita nel Vocabolario online dell’ Enciclopedia Treccani quale “parte della teoria e della pratica educativa che concerne i metodi di insegnamento”.
I metodi didattici di gruppo
Quali metodologie possono supportare l’apprendimento dei discenti, siano essi bambini adolescenti o adulti? E quali metodi possono facilitare l’attività di trasmissione delle conoscenze e delle competenze del docente?
Non esiste una soluzione univoca o un metodo che sia migliore in assoluto rispetto ad un altro, centrale diventa sperimentare i modi che maggiormente si adattano alla tipologia di studenti e al loro personale stile di apprendimento.
Per rispondere a queste domande è necessario volgere lo sguardo ad alcune teorie di stampo filosofico, pedagogico, psicologico e sociale, elaborate da vari studiosi nel corso del tempo e applicate ancora oggi nelle scuole italiane.
L’apprendimento cooperativo
Più che un metodo potrebbe dirsi una filosofia, il cui assioma principale sia costituito dalla collaborazione, cooperazione e interazione sociale tra gli studenti. Le basi teoriche della suddetta metodologia prendono forma agli inizi del 1900 dagli studi di J. Vygotskji sulla zona di sviluppo prossimale, e successivamente dai costrutti teorici di studiosi quali J. Piaget, J. Dewey, K. Lewin. La metodologia dell’apprendimento cooperativo, secondo il modello teorico degli anni Novanta, elaborato da Johnson e Johnson, è rilevante per l’importanza attribuita alle abilità sociali oltre che cognitive, presupponendo un’organizzazione pratica e uno svolgimento delineato da specifici criteri, ad esempio la condivisione delle informazioni in coppie e poi in gruppo quale elemento centrale per la riuscita del lavoro conclusivo.
Apprendere insieme: i vantaggi
Ragionare e discutere insieme induce gli studenti a spiegare le proprie posizioni, a parafrasare, a scoprire i conflitti con l’altro, favorendo l’emergere di livelli superiori di comprensione. Nella cornice dello scenario dell’apprendimento cooperativo, attivando processi di collaborazione tra pari, si ottengono, in alcuni casi, risultati metacognitivi, cognitivi e sociali migliori rispetto alla didattica tradizionale centrata sul docente. Tra l’altro il contesto educativo diviene non competitivo e si crea un senso di responsabilità e di collaborazione tra i partecipanti fondato sull’uguaglianza, sulla possibilità di successo per tutti e sull’interdipendenza positiva, contribuendo a migliorare lo sviluppo di ragionamenti più complessi. In molte altre metodologie, anche di più recente nascita (ad esempio Episodi di apprendimento situato, Debate...) è possibile rintracciare la presenza dell’apprendimento cooperativo quale elemento imprescindibile nei diversi metodi didattici di gruppo.
Secondo la letteratura scientifica del settore per realizzare l’apprendimento cooperativo è necessario che si instaurino alcune condizioni tra i partecipanti: l’interdipendenza positiva, cioè i membri del gruppo lavorano ad un obbiettivo raggiungibile soltanto in modalità collettiva e non individualmente; in questo modo il profitto è correlato a ciò che fanno gli altri, non solo a sé stessi; la responsabilità individuale, ovvero il contributo di ognuno diviene indispensabile per la riuscita del lavoro complessivo, si evitano fenomeni di delega o disimpegno e di individualismo esasperato da sterili competizioni; l interazione faccia a faccia, realizzabile attraverso un ambiente di studio con una disposizione dei banchi a isole finalizzato all’interazione reciproca e alla circolazione di feedback reticolari e non unidirezionali (docente/allievi). Ciò favorisce un clima di classe maggiormente partecipativo e coinvolgente per i discenti. Tutto ciò favorisce l’insegnamento diretto delle abilità sociali, si accompagnano gli studenti ad atteggiamenti prosociali e si indirizzano verso competenze per gestirsi socialmente.
Il ruolo del docente nell’apprendimento cooperativo
In tale metodologia il docente si situa come facilitatore dell’apprendimento, si occupa della formazione dei piccoli gruppi (idealmente 3 o 4) assicurandone l’eterogeneità e l’uguale partecipazione; si occupa dell’organizzazione del lavoro distribuendo chiaramente responsabilità ai vari membri, controlla e stimola il lavoro degli studenti sempre nel rispetto della loro autonomia, favorisce l’apprendimento delle abilità sociali in quanto i discenti percepiscono il docente quale modello, infine monitora l’ autovalutazione fatta dai singoli e del gruppo durante e alla fine dell’attività.
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